lunedì 17 novembre 2014

Ok Google: Flip a Coin con Android Lollipop

Non è una novità che Android Lollipop abbia rappresentato, per gli amanti del robottino, un grosso passo in avanti e indubbiamente una delle migliori releases di sempre. Più veloce, più adattiva e certamente più usabile per i dispositivi Android

Rappresenta infatti un grosso passo in avanti anche considerando il nuovo programma One di Android, per un'offerta di smartphone e OS a basso costo per la distribuzione in Paesi meno disposti ad investire in tech e tecnologia smart.

Ma questa è solo una delle decine di nuove opportunità offerte dal nuovo Android Lollipop, che sono state già ampiamente discusse dai vari blog e forum in giro per il web.

Qui mi piacerebbe parlare di una funzione che google ha promosso in questi giorni sui vari social network, di estrema inutilità pratica ma, allo stesso tempo, molto divertente e di markettaro interesse: Flip a Coin



Certo è vero che in alcune circostanze lanciare una monetina può cambiare drasticamente le sorti di un avvenimento ma se in quel preciso momento una monetina proprio non viene fuori, allora ci pensa Ok Google a gestire la tua sorte!

Simpatico, inutile, "una funzione in più che non guasta mai" o una trovata pubblicitaria (ma certo che sì!), Flip a Coin ha fatto raggiungere al post su Google + circa 7000 + in meno di due giorni e circa 700 condivisioni. 

Certo, perché ogni tanto lanciare la monetina aiuta!


venerdì 14 novembre 2014

Il vinile non morirà mai: l'ho letto su Dust and Grooves

Ricordavate quando parlavamo di co-creation nei post "Co-creation: iniziamo a parlarne"? Bé, abbiamo ripreso l'argomento di recente parlando di interactive advertising ma a quanto pare, non ci sono limiti all'argomento (per fortuna!).

Il grandissimo Rolling Stone Italia ripresosi dallo strafaccione di qualche tempo fa, riparte alla grande proponendo un tema che di rock'n'roll ha davvero tutto: il vinile. Per questo mese infatti propone un articolo che non può di certo passare inosservato agli amanti del disco nero: "Dust and Grooves", il libro voluto dai collezionisti di vinili.

Ma cosa c'entra il vinile con la co-creation? Tutto in questo caso, perché il libro è venuto fuori da un'immensa opera di crowdfounding interamente avvenuta online che ha permesso al testo di diventare il libro sul vinile più venduto del web.

Il testo è un'opera fotografica iniziata da Eilon Paz, un fotografo che nel 2005, passando da New York si lascia ispirare da DJ Cosmo Baker per un lavoro sulla scena revival funk.

Tra un'intervista e una cernita tra i suoi vinili, fa degli scatti "così belli che mi sono detto: Devo condividerli con il mondo". 
Da lì in poi la rete ha fatto il resto. 
Collezionisti e appassionati da tutto il mondo sono accorsi conoscere Paz e diventare parte di questo non voluto progetto fotografico. 
Così Eilon Paz comincia a girare il mondo, ospitato da quegli stessi collezionisti che non hanno potuto non farsi immortalare nei loro spazi più intimi e preziosi: tra le centinaia e centinaia di vinili delle loro inestimabili collezioni. 
Il non progetto oggi è diventato un progetto fotografico ed editoriale a tutti gli effetti, finanziato dalla passione per il disco nero e dalla voglia di far vedere che il vinile non è morto ma è più vivo che mai, e vuole raccontare più di quanto è in grado di far ascoltare


Il progetto infatti diventa di vitale importanza per i collezionisti, tanto che lo stesso Paz afferma che: se tralasciavo il blog iniziavano a scrivermi. Avevo una responsabilità, dovevo seguire quelle storie.

Ma come far diventare un progetto del genere possibile? Ok la passione, ma purtroppo sono sempre i soldi il grande ostacolo per le cose davvero belle!

Eilon Paz lancia nel 2012 una raccolta di crowndfounding sul portale kickstarter.com che fa il giro del mondo e consente alla comunità del disco nero di creare Dust and Grooves il libro fotografico sul vinile più ricercato del web. 


Come si fa ad avere un libro che non si compra in libreria?

Semplice! Bisogna andare sul sito da cui tutto è iniziato e acquistarlo da li
Certo il prezzo è un tantino discutibile ma si tratta pur sempre del libro nero dei libri neri!


mercoledì 12 novembre 2014

Amazon Echo: just ask.

Ok, what is that?

Reazione tipica al nuovo Amazon Echo

Dopo l'innovazione rivoluzionaria del Kindle, la tavoletta a metà tra un tablet e un libro, ecco che il colosso dell'e-commerce è pronto a regalarci un altro must to have.


Sempre più proiettati verso una quotidianità digitale e smart, questo ultimo gioiellino di casa Amazon non può certo mancare all'appello nell'Hi-tech domestico.

Quando la domotica diventa sempre più reale incontrando la sua realizzazione nelle smart house e e nello smartwear, il concetto stesso di casa cambia, includendo di diritto questi "giocattoli" nello standard domestico di ogni famiglia media. 
Una delle idee che Amazon propone con Echo è proprio questa: il cilindro magico è innanzitutto un membro della famiglia, in grado di imparare e adattarsi.

Ma quindi, cos'è Amazon Echo?

Oltre ad essere parte della famiglia fin da subito, Amazon Echo è un smart device che serve per ascoltare musica, ottenere informazioni che vanno dal meteo alla lista di cose da fare, restando sempre acceso e funzionando semplicemente chiedendo.




Si tratta di un dispositivo reattivo all'ambiente circostante, attivabile con la voce, che impara e si adatta alla quotidianità domestica che lo circonda. Connesso alla rete wireless di casa, diventa parte attiva delle interazioni quotidiane, collaborando a quelle piccole esigenze quotidiane quali sapere che sono le 6:30 di martedì mattina quando si spera sia sabato!

Come funziona Amazon Echo?

Il dispositivo, una volta collegato e configurato con qualche semplice passaggio iniziale, è in grado da subito di interagire con chiunque abbia qualcosa da chiedere. 
Con una grandezza di circa 20 cm di altezza e poco più di 5 cm di larghezza, oltre a fornire informazioni e memo, un suo punto di forza è la qualità audio che è in grado di generare. Con un woofer da 2,5 pollici e un tweeter da 2 pollici di ottima qualità, garantisce pulizia e qualità del suono. In aggiunta a ciò, un sistema di diffusione del suono circolare e la comodità del wireless - altro aspetto che lo caratterizza. Infatti, Amazon Echo, grazie alla la tecnologia Far-Field Voice Recognition è in grado di attivarsi anche a distanza, a prescindere dal punto in cui si trovi.

Ancora non convince abbastanza? Just Ask!


Ci state pensando per Natale? Bhé non sarebbe niente male!
Sebbene non sia ancora chiaro il limite tra innovazione e flop quando si tratta di questo tipo di prodotti, ciò che è interessante per ora è il metodo di acquisto su invito. Cavalcando l'onda di tanti - tra cui OnePlus - se si vuole il nuovo Amazon Echo al prezzo lancio di $99 si deve inviare la richiesta cliccando qui e partecipando all'estrazione.

Questo ennesimo giocattolo firmato Amazon, a metà strada tra il flop e la rivoluzione domotica, entrerà a far parte della rivoluzione digitale che stiamo vivendo, affiancando i Google Glass e gli iPad, o si tratta dell'ennesima travata commerciale destinata al dimenticatoio? Trattandosi di Amazon, quest'ultima possibilità è remota... anche se, come per ogni cosa in questo settore, l'ultima parola va all'utente.

martedì 11 novembre 2014

Interactive advertising: iniziamo a parlarne!

Vivendo immersi nell'interattività non si può certo pensare di evitarla, né tantomeno sperare che non sia lei a venirci a prendere a tutti i costi e con ogni mezzo possibile! 
Oggi iniziamo a parlare di un argomento estremamente complesso che certamente necessita di approfondimenti, ma che è bene iniziare a definire: interactive advertising.

Nel post di qualche tempo fa parlavo di gamification e del suo rapporto con il marketing, gamification intesa come un meccanismo che le campagne di marketing mettono in atto per fare branding e aumentare l'engagement, spesso a prescindere dalla mera promozione del prodotto.
Parlando di gamification spesso l'associazione ricade su prodotti come Nike+, di cui parlo nel post Come dimagrire parlando di Gamification: niente Nike+, basta scriverci su una tesi di laurea!, prendendo un po' in giro un'idea di gamificazione legata soltanto ad un raggiungimento di obiettivi ed entrare in una classifica che può prescindere dal gioco. Certamente Nike+ è il primo esempio di successo internazionale di gamification e i risultati sono chiari e forti: l'azienda ha incrementato sia in vendite che in brand image, arrivando a definire con Nike Fuel un metro di misura universalmente condiviso sul raggiungimento di obiettivi fisici. 


Dalla gamification di Nike però è passato molto e il concetto stesso di marketing giocoso è diventato un qualcosa di altamente mutevole che, nel corso del tempo e delle sperimentazioni, ha sviluppato forme sempre più complesse di gamificazione. 
Abbiamo già visto nel post Co-creation: iniziamo a parlarne una di queste forme di gamification in azione che, attraverso l'ingaggio dell'utente, fanno sì che esso entri in contatto con il brand già in fase di creazione del prodotto.


Ora però intendo aprire un'altra parentesi proiettata verso un fenomeno che rientra ampiamente nell'idea di attività gamificata grazie al suo alto contenuto interattivo e giocoso: l'interactive advertising.

L'interactive adv è un campo di applicazione in via di sviluppo che rappresenta una sorta di punto di incontro tra una pubblicità classica (tv spot, annunci stampa, inserzioni, ecc.) e i metodi di comunicazione di tipo digitale (quindi basati sull'utilizzo della rete per veicolare messaggi pubblicitari, combinando i vari canali disponibili). 

IAB Italia, dopo aver confermato un +7,7 sugli investimenti per il 2013 in pubblicità interattiva, prevede di confermare il dato - o addirittura aumentarlo - per il 2014.

Le aziende quindi che ne fanno un asso nella manica per il loro business sono ormai tantissime. In Italia, Shazam e il suo partner italiano Mobvious stanno facendo un grosso lavoro, oltre che di enorme successo - verificabile dalle collaborazioni con brand del calibro di Jaguar, Intesa SanPaolo, Vodafone, ecc. - anche di educazione verso un pubblico sempre più disposto all'interattività, che non si accontenta dei 30'' di spot, ma lo vuole continuare, fino ad un'interazione con il brand di circa 1,45'.

Se dunque il pubblico è pronto all'interactive adv e l'attività di Shazam ce lo conferma sempre di più, un'altro esempio di questo tipo ci arriva da un brand del settore automobilistico: Honda.

L'azienda giapponese ha lanciato il 30-10-2014 lo spot virale Honda Civic TypeR, preceduto ovviamente da una serie di teaser altamente contagiosi, per il lancio del nuovo modello di Civic di casa Honda. 

L'ennesimo spot automobilistico aggressivo? Non direi proprio! O forse sì? Direi entrambi questa volta: giusto per mettere d'accordo le sue facce della Civic!



Semplicemente efficace, divertente e di forte impatto esperenziale: premi R per cambiare spot! La semplicità dell'azione necessaria all'interazione con lo spot lo rendono un prodotto estremamente ludico, altamente virale e di forte impatto narrativo. La storia infatti è agli antipodi, pur intrecciandosi su un'unica trama portante.

A quanto pare, l'interactive advertising è destinato a farla da padrone e a rendere l'azione - e l'interazione - il nodo centrale attorno al quale far ruotare il marketing e la pubblicità.

Il Natale arriva con il camion Coca-cola, si sà!

Ci sto provando a ricordare un Natale senza lo spot di Coca-cola ma proprio non ci riesco. Mi sto davvero impegnando nel tentare di immaginare un Natale in cui Coca-cola decide di non fare passare lui:




ma è impossible pensare al Natale e non farci rientrare gli spot di Coca-cola.

E poi, tradizioni cristiane a parte, come si fa a stabilire quando inizia il periodo natalizio? Sicuramente è inverno, fa più o meno freddo, si accende il camino e... a cena passa il camion di Coca-cola!

Qui parlavo di come l'azienda delle bollicine faceva della felicità il suo payoff ufficioso, creando intere campagne e modellando la sua comunicazione alla pubblicizzazione la felicità.

Guardando il mondo con gli occhi della felicità, qualche tempo fa proponeva:


Nello studio che avevo condotto su questa iniziativa, Coca-cola promuoveva la condivisione delle lattine generando un meccanismo che produceva e promuoveva la felicità e la gioia. 

Da qui in poi le varianti sono state molteplici e, per il Natale 2014 non poteva mancare la necessità di gentilezza e felicità che solo Coca-cola è in grado di pubblicizzare. 



lunedì 10 novembre 2014

Chi meglio di Airbnb può parlare di Berlino?



A 25 anni dalla caduta del Muro di Berlino, il simbolo del secolo delle guerre e delle tragedie mondiali, la Germania e il mondo intero, ricordano le conseguenze della follia umana. Con una lunga schiera di palloncini bianchi, ieri Berlino ha ricostruito un muro fatto della volatilità dell'aria e dell'amore candido del bianco, per non dimenticare che significa l'innalzare barriere fra uomini.

Il gesto è stato semplice e il messaggio certamente forte e chiaro: lo ha inviato una Germania che non può dimenticare e che si impegna a far sì che, errori del genere non abbiano più modo di succedere.

Ma questi 25 anni sono stati sì di ricordo ma hanno voluto soprattutto celebrare la gioia di un quarto di secolo senza muro, la gioia della libertà e della condivisione, parole tanto valide quanto pesanti e difficoltose!

E chi, tra i tanti che si sono fatti testimoni - tra i primi ovviamente Google con il suo Doodle - poteva rendere omaggio alla condivisione se non Airbnb, il numero uno indiscusso del viaggio. 


Non ha esitato ha diventare virale e a fare il giro del mondo, il video che Airbnb dedica ai 25 anni di una Berlino senza muro. 

Indubbiamente è marketing ma di quello bello, di quello che deve essere fatto. E chi meglio di Airbnb può parlare di Berlino?

Ecco il video, tutto il resto è storia!



Le 3 aziende sul podio del Social

Se non sei su Facebook sei out! E se sei un'azienda e non sei su Facebook sei molto out!!!


Wired ci propone tra i suoi Top Fire un articolo davvero interessante sulle aziende più influenti sui social network. Nella sua top 50 ovviamente ci sono un po' tutte le major, ma qui non si tratta tanto di reputazione e basta, qui si tratta di social network: quella cosina che per tanti è ai margini dei piani di marketing e che, alla fin fine ne gestisce l'intero business.


L'articolo propone un'interessante comparazione tra i 50 Best Global Brands stilati annualmente da interbrand e il loro valore su Klout (gusto per avere un po' di attendibilità statistica!). 

Il risultato è davvero notevole e stilando una classifica dei 50 top influent social brand per attività qualitativa, sentiment e brand image, il podio si compone di:


A primeggiare è il colosso e-commerce amazon.com con una strategia social a dir poco amazing, e uno score di 98,86.

Segue Microsoft con un punteggio di 98,85 e MTV con un punteggio di 98,32. Le due aziende infatti hanno dimostrato una forte vena innovativa verso la loro strategia social, appoggiandosi a Twitter e Facebook per i loro account e proponendo un piano editoriale accattivante. 

Se Microsoft ultimamente si è concentrata molto sulla promozione della sua proposta di Office per iPad e iPhone, MTV ha lavorato sulle proposte musicali e la sponsorizzazione dei suoi eventi, tra i quali l'EMA di ieri - che ha fatto davvero tanto rumore!

La voce fuori dal coro è stata quella di Apple, il sempre citato colosso di Cupertino che prendendo le distanze da un'attività social seria, dal primo posto dei 50 Global Brands finisce a quota 28 per influenza social. L'azienda infatti è certamente presente sui social network con i profili di iTunes e App Store ma esclude categoricamente un'attività diretta come Apple. 


Alla classifica qui proposta seguono rispettivamente fino al 9° posto Google, Facebook, Intel, Nintendo, McDonald's e eBay


A quanto pare non è mai superfluo ribadire l'importanza rivestita dai social network sul brand, nella definizione di una brand equity efficace che tenga conto e sia modellabile tanto sul cliente quanto sull'offerta e il canale.

venerdì 7 novembre 2014

Parafrasiamo i Daft Punk

I Daft Punk nel loro ultimo lavoro, Random Access Memories (2013) scrivono questo testo bellissimo e semplicissimo allo stesso tempo: Within
Una profonda lirica all'introspezione e alla ricerca di sé che non vuole fermarsi davanti a nulla ma continuare a ricercare e ricercare, fino a tornare, aimé, al punto di partenza. 
Ascoltandola e riascoltandola ritornavo però sempre lì, a una corsa su uno sfondo blu sogno, alla ricerca di quella porticina lì in basso, quella stessa porticina alla quale il Bianconiglio ha condotto Alice affidandola al suo destino. 

Dà lì in poi lei ha dovuto cercare, perdersi e ritrovare la strada di casa all'interno di un baratro profondo e senza tempo da cui, probabilmente, non è più davvero tornata.

Random Access Memories è un po' un riferimento a questo stato d'animo: una ricerca nella memoria volatile di cose che lasciano il tempo che trovano e che ritornano quando ormai è già troppo tardi. 

Quando le si ricerca, non le si trova, ma non perché siano andate perse, ma perché sono troppo nascoste sotto metri di polvere e robaccia; e noi siamo troppo pigri per cercarle.

Le parole, questi contesti tendono a perdersi davanti cose un po' esplicite date da suoni, colori e da tutte quelle cose a caso che capitano, qui e lì, into the wonderland.




giovedì 6 novembre 2014

Il Campari del 2015 lo voglio con Eva Green

Questa volta si tratta di Campari, quello rosso che non può mancare a nessun aperitivo che si rispetti. Quello che per far parlare di sé a chiamato in causa i migliori artisti e pubblicitari a promuovere la bottiglietta triangolare nel futurismo più sfrenato del secolo scorso. Ma sì, proprio il Campari di Fortunato Depero, del MOMA e del diavoletto che esce dalla buccia di arancia. 

Quello della libertà, dell'indipendenza, del cool e del fashion che ha portato (per l'ennesima volta) l'arte e il genio italiano a fare una passeggiata in giro per il mondo e far conoscere il carattere e l'estro italiano, quello bello, quello del futuro e dello stile. 

Campari è da sempre stata un'azienda che ha fatto della comunicazione un punto di forza sul quale fare leva per far diventare l'acqua rossa zuccherata (tra l'altro anche poco alcolica) un prodotto oltre il prodotto: uno status symbol

E oggi? Oggi Campari si rivolge alla regina indiscussa dello status symbol: Eva Green.

Sarà infatti proprio la regina del graphic novel del 2014, l'erotica e elegantissima attrice francese a rappresentare il rosso dell'aperitivo italiano nel mondo per il 2015.

Eva Green è infatti stata chiamata per una serie di scatti che a ben dire rappresentano il rosso della passione dell'attrice e del legame con Campari. 

Sembra un'incarnazione perfetta che Campari non ha dovuto faticare a ricercare, soprattutto dopo la performance della Green nel nuovo Sin City Una donna per cui uccidere dove il noir e l'erotico di fondono in un thriller ad alta intensità. 

Eva domina la scena, così come sul set dei film che la vedono come protagonista, anche negli scatti per Campari, dove ricostruisce un po' le fasi della stessa storia dell'aperitivo, vedendola negli '50, poi sulla luna, poi su un ring a pretendere del ghiaccio e per finire tra le braccia del cavaliere di fine anno, in un ballo vorticoso in cui abbiamo già vista con Dior.


L'abilità e l'estro artistico della Green misto alla sua innata sensualità e fragranza, sembrano essere l'esatto concentrato di stile per Campari che, alla luce dell'indubbio erotismo dell'attrice non riesce a passare mai in secondo piano, spiccando e diventando il centro nevralgico di ogni scatto.

Assolutamente sublime questo calendario che, come tutte le proposte di Campari non è solo un calendario, ma piuttosto entrerà a far parte della mostra d'arte firmata Campari che, ancora una volta farà ammirare l'Italia dell'arte, dello stile, della creatività e del cool.

sabato 18 ottobre 2014

KLM: l'unica compagnia aerea al mondo con cui speri di perdere il portafogli

KLM Royal Dutch Airlines sceglie di affrontare il problema degli oggetti smarriti in aereo in modo davvero drastico: basta lo aggiungere allo stress da viaggio quello da smarrimento cellulare!

Questa compagnia decide di sovvertire le regole del perdere cose facendo in modo che vengano ritrovate, o meglio, che ritrovino da sole il loro proprietario.

Ok... non è che abbiano intenzione di seguirvi e farvi trovare il vostro oggetto smarrito in stile film, ma hanno provveduto a mettere fisicamente in condizione l'oggetto smarrito, di tornare a casa dal suo padrone.

Come?

Ma con la coda fra le gambe e pentito per essersi smarrito!

Lui infatti è Sherlock, il beagle che KLM ha ingaggiato agli oggetti smarriti per combattere la lotta allo smarrimento da viaggio!

Il fedele assistente di volo collabora attivamente all'attività della compagnia in un modo davvero curioso, degno del più segugio dei segugi. Dategli un'occhiata!




Ciò che però è ulteriormente interessante sono gli oltre 4,8 milioni di visualizzazioni su Youtube e la mole di traffico mediatico che ha prodotto in soli 3 giorni dalla sua pubblicazione in rete.

Se si è trattato solo di una trovata di marketing o di un modo per far parlare di sé, la compagnia olandese ci è riuscita alla grande, veicolando tanti messaggi attraverso questa iniziativa che, quasi, il vero utile del servizio tende a passare in secondo piano!

E se fosse solo un fake? Possibile ma il succo del discorso non cambia: resta comunque geniale!

Cioè, un beagle che ti riporta l'iPhone appena inizia il panico da "Oh no, anche questa oggi proprio no!". Non solo la tua giornata chiaramente da dimenticare diventa improvvisamente indimenticabile ma, costi quel che costi, viaggerai certamente ancora con KLM, anche solo per rivede quel fantastico cagnetto all'opera!

Com'è che la chiamate voi markettari questa cosa? 






venerdì 17 ottobre 2014

#AppleEvent October2014 si aggiudica il premio infografica dell'anno

Dire infografica nell'era dei social probabilmente significa smettere immediatamente di parlare e lasciare spazio alla forza delle immagini che, attraverso strane magie e misteriosi incantesimi, non solo attraggono l'attenzione immediatamente ma lasciano bene impresso il senso di ciò che devono comunicare.

Ieri sera, come di consueto alle 19:00 ora italiana, si è tenuto l'ultimo Apple Event del 2014 durante il quale la mela morsicchiata di Cupertino ha presentato la line up al completo di quest'anno.

Non intendo certo parlare dei prodotti in questo post ma puntare l'attenzione su una sola potentissima cosa sulla quale spero tutti concordino circa la maestosità:




Per tutto il Keynote infatti, questa splendida infografica è stata alle spalle degli speaker che si alternavano sul palco, giocandoci e citandola vicendevolmente. 

Racchiude molto significato ed è certamente un'immagine che parla da sé, richiama l'idea di spinta dei prodotti che Apple ha presentato in questo evento - cioè tutti per il 2014; e rimanda all'evoluzione e al concetto di continuity che a più riprese è stato presentato.

Queste sono solo alcune delle immagini che mi ha richiamato immediatamente questa immagine che, a prescindere da schieramenti dati da amore/odio nei confronti di Cupertino, c'è da ammetterlo: pochi come Apple sanno fare branding così.

giovedì 16 ottobre 2014

Fiat 500 X:ci pensa il viagra a farle pubblicità.

Al Salone Mondiale dell'auto di Parigi, quest'anno, c'era anche lei, la nuova Fiat 500X: la cosiddetta auto che non c'era. 

Molti l'hanno definita come il rivale diretto della Mini Crossover ma con delle linea tanto morbide quanto accattivanti che la renderebbero anche una più che degna citycar. 
Certamente ci sarebbe da dire tanto sulla sua linea, la tecnologia installata di serie e tutte le specifiche tecniche del nuovo restyle del più classico dei classici ma... ecco diciamo che non siamo proprio nel luogo ne tantomeno con la persona giusta a poterlo fare. 


Ciò che ci interessa qui è il: ma come diavolo faranno a venderla?

Bhé, per vendere il più classico dei classici in versione X(xx), hanno richiamato a loro volta il più classico dei classici degli stereotipi: il beneamato viagra.

Con uno spot di più di un minuto, che si srotola tra le stradine dissestate di un paesotto tipicamente italiano, l'italiana (auto) per eccellenza si fa bigger rimanere all'altezza della sua italianità.

Ecco lo spot. 



Magari l'auto non sarà un granché e gli addetti ai lavori la odieranno o la ameranno - solo loro possono dirlo - ma lo spot è notevole e la 500 in versione blue pill

bigger, more powerful and ready for action!

domenica 12 ottobre 2014

Come dimagrire parlando di Gamification: niente Nike+, basta scriverci su una tesi di laurea!

Come faccio a definire l'origine teorica dei processi di gamification marketing
Sono poi effettivamente dei processi o, come mi piacerebbe davvero dimostrare nella mia tesi di laurea magistrale, sono più che altro delle attitudini che entrano in gioco nel momento in cui si azionano le giuste leve? ...Quali?
E davanti a questi interrogativi che mi tolgono sonno e appetito, fino a che punto è giusto associare il co-creative marketing ai fantomatici "processi" di gamification?

Sto tentando di sviluppare la mia idea spinto da un grandioso spirito pro-attivo: la laurea magistrale! Ho tantissima voglia di laurearmi ma ho altrettanto voglia di indagare per bene questo argomento che mi frulla in testa da un po' e che, in un modo o in un altro mi torna sempre fra i piedi.

Sono tanti gli studi e sono tante le applicazioni, ma a questo punto la domanda vera è: fino a che punto la semiotica e fino a che punto i game studies
E non con questi due mezzi con cosa allora?

Quindi, tra libri, appunti, scartoffie e internet torno a lui, Espen Aarseth, The Narrative Theory of Games che mi riporta ad interrogarmi sulla narratività dei processi che voglio analizzare e a verificare se effettivamente, parlando di co-creation e gamification marketing si stia parlando di narratività o di semplice attitudine al gioco data dall'alto livello di interattività che queste "azioni" presentano.


domenica 21 settembre 2014

Share a Tuborg: la birra social

Ne avevo già sentito parlare, avevo visto lo spot in Tv e, probabilmente, avevo perfino detto: "figo! Anche Tuborg si unisce a Coca-cola". Poi ieri al supermercato l'ho vista, la tanto pubblicizzata bottiglia con il classico tappo a strappo ma un tantino diversi rispetto al solito: colorati, attrattivi e altamente social.

Ovviamente l'iniziativa non può non ricordare la tanto acclamata campagna Coca-cola "Share a Coke with..." che ha interessato moltissimi paesi con iniziative social e adv virale applicato a ogni singolo caso nazionale.
Ne avevo discusso abbastanza approfonditamente in questo lavoro, in cui analizzo la campagna italiana Condividi una Coca-cola da un punto di vista semiotico, in cui il marketing che l'ha accompagnata ha giocato un ruolo fondamentale nella sua riuscita internazionale. 

L'iniziativa di Tuborg è un'attività davvero interessante poiché rappresenta l'applicazione di una call to action in cui il consumatore non è invitato a fare nulla di direttamente pratico e applicabile, ma semplicemente partecipare al concorso a premi sulla pagina facebook dell'iniziativa e giocare con i tanto originali tappi Tuborg.

L'attività in generale è stata molto interessante ma, probabilmente poco applicabile a una campagna in cui l'interazione con l'utente diventa interattiva. Potenzialmente ha molto da rappresentare, quindi mi aspetterei un incremento dell'attività di marketing per applicazioni un tantino più spinte!


venerdì 19 settembre 2014

La Scozia dice no all'indipendenza e i social impazzano

Essere o meno dalla parte della libertà, a quanto pare, sembra essere un'opinione stranamente opinabile. 
Diventa quasi stereotipo il dire "la Scozia ha detto no alla libertà" ma è davvero così?

Twitter impazza e l'hashtag #Scozia finisce al primo posto delle tendenze in Italia. A seguire il cancelletto c'è però una più o meno inaspettata critica alla libertà, che lascia un po' interdetti coloro i quali usano lo strano parolone per comizi stereotipati online e offline.

La riflessione, a quanto dire dal click su #Scozia sembrerebbe aprire le porte ad una conversazione circa estremismi polemici sul rifiuto della libertà anche davanti alla possibilità di sceglierla. 

Da qui l'Italia dovrebbe imparare esattamente cosa?

Il valore del voto è cosa preziosa e il mondo social questa cosa l'ha capita bene e, con la più o meno democrazia che lo contraddistingue, veicola il veicolabile: sta a noi sceglierlo con cura.


lunedì 1 settembre 2014

Brunori Sas - Vol.1 (2009) - Come batte perfettamente i 5.5

Non è che lo ami, lo ammiri come conterraneo sperando che dia alla Calabria la giusta immagine o sappia a memoria le sue canzoni: diciamo piuttosto che di Brunori Sas non è che me ne freghi più di tanto!... però un post glielo voglio proprio dedicare!

Dario Brunori è guardiolo DOP e canta quel suo blues/folk che non è mai del tutto chiaro se lo abbia scritto dopo un pranzo ara Sila o durante un trip che lo accompagna meravigliosamente da tutta una vita. Ciò che conta è che, quando prende la chitarra, i suoi nanana iniziano a farti sgolare come quando, ubriaco d'estate fai mattino sulla spiaggia a suon di Peroni e tabacco su chissà quale spiaggia di chissà quale paese di una costa a caso della Calabria.

Ieri, dopo averlo evitato a lungo, ho caricato i suoi album sul mio iPod per ascoltarli durante una bella 10Km della domenica, con molto scetticismo per l'andamento lento che mi avrebbero portato a correre le sue cantilene. 

E invece... Grandissimo risultato! Ho scoperto un Brunori Sas che, sebbene non sia esattamente tra i miei gusti, mi ha dato spinta, simpatia, bellezza, semplicità e tanto ritmo. 

Con Brunori nelle cuffie ho scoperto di apprezzare davvero tanto il primo disco del 2009, un lavoro molto intimo ed estremamente personale che parte e torna a Dario, spaziando tra remore adolescenziali, amori passati e futuri e carriere deviate dalla retta via per andare a finire alla musica.
Nulla da voler aggiungere alla più che cantata Guardia '82 nonché alla bellissima Come stai ma tanto amore nei confronti della nostalgica Nanà e del pugile che non cade a suon di botte ma continua a cantare per tutto il resto del disco. 

Tantissima voglia di digerire per bene anche gli altri due lavori che certamente meritano anche loro attenzione e voglia di cantarli! 

Quindi, Dario Brunori, con la tuamusica nelle cuffie, a dispetto di ogni preconcetto, ho fatto un grande allenamento tra i tanti ricordi che mi hai portato alla mente, quindi grazie e finisci direttamente nei miei top 3 del momento!